Collezione: Vice questore Natalia Solari

Personaggio creato da Patrizia Fassio

Mi chiamo Natalia Solari, ho 34 anni e sono single. Anzi, diciamola tutta: sono costretta ad essere single. 

Costretta da chi? Da me stessa, da come sono diventata crescendo, dal maledetto carattere che mi ritrovo. 

Il problema è che io, degli uomini, non mi fido più e così ho deciso di evitare legami che potrebbero essere fonte di sofferenza. A dire il vero un, diciamo, fidanzato ce l’avevo ma dopo anni di tira e molla l’ho lasciato. Lorenzo era il compagno ideale per una donna, perfino per una diffidente come me, eppure ad un certo punto ho dovuto lasciarlo. Perché? Per una folle paura di essere abbandonata.

La mia sorellastra Alice (sedicenne che io amo tantissimo) sostiene che il mio comportamento è tipico dei codardi. Difetto che poco si addice ad una poliziotta. Già, perché sono una poliziotta. 

Ma procediamo con ordine: sono nata e cresciuta in un grande casale nelle vicinanze dell’antico borgo di Sansepolcro, in Toscana, con tanta terra intorno, coltivata a vigna e ulivi.

Terra fertilissima, benedetta da Dio, come dice mio padre. Io non sono credente quindi dalla mia bocca non uscirebbe mai una frase del genere.

Nel mondo accadono troppe cose atroci, veramente troppe per sostenere che il “creatore” dell’universo abbia ideato un mondo così orrendo, ingiusto, feroce.

Comunque papà, di questa terra generosissima, ha fatto la sua ragione di vita e la nostra fonte di sussistenza. Dobbiamo essere grati a lui, Francesco, e ai campi che lavora se nella vita di mia madre, nella mia e in quella del mio fratellino Nicola, non è mai mancato niente.

Una vita felice e spensierata fino a quel maledetto giorno, il giorno più devastante per la nostra famiglia, il giorno in cui un pirata della strada ha investito Nicola, (otto anni all’epoca), con la sua moto e che si dileguò senza prestare soccorso.

Quel giorno mamma e papà l’hanno visto morire sotto i loro occhi.

E credo sia nato da lì, da quel delitto impunito, il mio desiderio di diventare una poliziotta al servizio della comunità.

Una donna che avrebbe combattuto contro le ingiustizie e che avrebbe dato la sua vita per salvarne un’altra.

Ed è stato anche allora che, all’improvviso, io, la cocca di papà, la sua gioia, il suo amore più grande, venni da lui privata anche del più piccolo gesto d’affetto.

Niente, neppure uno sguardo, una carezza, un sorriso.

Per lui ero diventata, da un momento all’altro, un essere invisibile.

Ecco, il tarlo della mia vita: l’improvviso, inspiegabile, allontanamento di mio padre,

la persona di cui mi fidavo sopra ogni cosa.

Brutta bestia l’abbandono, soprattutto quando non hai l’età per capirne le ragioni e lo vivi convinta di aver fatto qualcosa di sbagliato e che quindi non meriti più l’amore di chi te lo aveva elargito a piene mani.

Ecco spiegato il perché ho paura dei legami affettivi. Insomma, vatti a fidare degli uomini…giusto?

E la mamma? Marta, la donna più bella del mondo? Ancora non ne ho parlato perché il ricordo di lei è come una spina piantata nel cuore. E fa davvero male.

Mamma non c’è più.

No, non nel senso che è morta, ma nel senso che è scomparsa. Sparita. Volatilizzata.

È stata cercata con tutti i mezzi possibili ma non è mai stata ritrovata. Mio padre è quasi impazzito dal dolore ed io ho dovuto farmi forza per badare a mia sorella (detesto il termine “sorellastra”) che era ancora piccola.

Sono passati quattro anni da quel momento e tutti noi, papà che la adorava, la piccola Alice che Marta aveva voluto adottare e la sottoscritta, la stiamo ancora aspettando e non smetteremo mai di sperare nel suo ritorno.